Non è un paese per mamme

L'Ispettorato per il Lavoro ha reso noti i dati relativi alle dimissioni presentate delle neomamme nel 2016: secondo il rapporto, sarebbero ben 30000 le donne con bambini fino ai 3 anni che hanno lasciato il loro lavoro, e la stragrande maggioranza di esse non si è trasferita in un'altra azienda, ma ha effettivamente smesso di lavorare, specificando che il motivo è la difficoltà di gestire orari e problemi familiari contemporaneamente al lavoro stesso. I dati, inoltre, sono perfettamente omogenei in relazione alla geografia italiana.

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Dove sono i paladini della famiglia?

La notizia di eserciti di madri che scelgono volontariamente di abbandonare il lavoro mi ha riempito di amarezza. Personalmente, non sono certo che sia né facile né possibile conciliare davvero, al di là di ogni facile retorica, lavoro e vita familiare. Tuttavia, in uno stato moderno e civile ci si dovrebbe almeno provare, mentre questi numeri certificano che in Italia, paese nel quale una rilevante percentuale della popolazione dichiara di credere fortemente nei valori della famiglia, le madri sono lasciate sole in quanto a sostegno economico e/o logistico. Sterminato è infatti l'elenco di tutta una serie di attività che potrebbero essere offerte per creare un vero e proprio settore lavorativo di Servizi alla Persona che avrebbe anche una ricaduta positiva sull'occupazione.
A certificare che la situazione è disperata anche l'altra metà del cielo ha i sui bravi problemi: http://www.lastampa.it/2018/01/08/italia/cronache/la-denuncia-del-pap-di... . Il tutto lascia senza parole.
Oltretutto, come giustamente osservato alla fine dell'articolo, uno dei motivi per i quali si rinuncia a lavorare sono gli elevati costi di asili nido o baby-sitter; ma rinunciare ad un'entrata economica porta piuttosto ad ancora minori disponibilità per far fronte alle varie necessità, dunque si instaura un circolo vizioso di difficile risoluzione. Ma da cui si esce soltanto in un modo: sostegno, risorse, Stato Sociale.