Lo Stato è il mio nemico

La recente notizia del suicidio di un pizzaiolo campano ha ricevuto ampio risalto dai mezzi di comunicazione di ogni tipo, prestandosi ovviamente anche a significative strumentalizzazioni di tipo emotivo (http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it//napoli/notizie/cronaca/2014/2...). A parziale compensazione di ciò, è utile ascoltare anche la versione della storia fornita dalla controparte interessata, l'Ispettorato del Lavoro, che ha respinto ogni accusa di eccessivo accanimento nei confronti dell'esercente, cosa ovvia da sospettare almeno di primo acchitto (cfr. http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/napoli/notizie/cronaca/2014/21...).
Detto ciò, tuttavia, la notizia stimola indubbiamente più di una amara riflessione. A partire dal fatto significativo che, in questo caso, l'evento scatenante della tragedia non è stata neppure una cartella esattoriale inevasa dell'Agenzia delle Entrate, ovvero oneri fiscali non onorabili da parte del negoziante come in tante altre vicende di suicidi di imprenditori, ma una visita dell'Ispettorato del Lavoro, che ha rilevato nel negozio la presenza di lavoratori in nero, nella fattispecie la moglie del titolare e un'altra dipendente; fatto che, a norma di legge, è sanzionato soprattutto nella tutela dei diritti dei lavoratori, che risultano privi di contributi previdenziali, diritti sindacali e così via. In altre parole, una misura volta a garantire giustizia sociale si ritorce inaspettatamente contro la società stessa, in un momento storico nel quale, nessuno è più ormai in grado a negarlo, le imprese, per pura sopravvivenza, sono costrette ad assumere dipendenti in nero. Di conseguenza, poiché le leggi sono fatte per le persone, è evidente che il soggetto de tutelare non coincide più perfettamente con quello che ci aspetteremmo. E arriviamo a ciò che giustamente getta nello sconcerto la collettività: il dipendente in nero era in questo caso la moglie del titolare dell'esercizio, quindi, se la realtà conta più delle parole, titolare essa stessa del negozio, che non percepisce stipendio perché sarebbe inutile oltreché assurdo. Secondo la legge, non avrebbe dovuto lavorare nei locali in quanto non abilitata; al banco avrebbe dovuto esserci forse un dipendente in regola, ma questo non è possibile per i motivi già detti; in conclusione, è giusto, sempre a norma di legge, che la pizzeria chiudesse, gettando nella fame e nella disperazione una famiglia intera. Lo Stato, tramite i suoi esecutori, ha decretato che quei suoi cittadini non hanno i titoli e i diritti minimi per lavorare, non per particolari reati contro il patrimonio o le altre persone, per danni contro l'ambiente o per associazione mafiosa, ma semplicemente perché inadempienti di fronte a leggi palesemente dispotiche e vessatorie, in quanto non rispettose della difficile situazione dell'attività commerciale e del suo titolare. Ma è totalmente assurdo e scandaloso sostituire il principio astratto della legalità a quello del rispetto del cittadino che, onestamente e duramente, si guadagna da vivere. Questa situazione mi fa venire in mente un'analogia: chiedete a quanti desiderano la pace nel mondo se va loro bene il mondo deserto: non vi è posto più pacifico del pianeta Terra senza l'uomo. Ma la pace del cimitero non serve a nessuno, è un'aspirazione che fa aborrire, e, in chiave economica, è esattamente quello che ci viene chiesto, anzi ordinato di fare. Sottoporre milioni di persone a leggi che non sono materialmente in grado di soddisfare è una vergogna degna di sistema illiberale di stampo nazista. Sono convinto, infatti, che gli Ispettori del Lavoro abbiano realmente fatto il loro dovere, tentando di recuperare somme dovute che sono autentica linfa per le esangui casse del Paese, saccheggiate da Trattati sovranazionali sottoscritti con l'inganno ai danni degli Italiani da una classe politica ignorante e asservita; che la pizzeria fosse davvero allo stremo e non fosse un covo di delinquenti e mafiosi. Da tutte queste considerazioni ne deriva che lo Stato Italiano, ormai, è diventato un nostro nemico, e come tale va combattuto. Un sistema sempre più spietato ed efficiente per assolvere, con la cecità di un carro armato, disposizioni tiranniche prese acriticamente da poteri forti stranieri che non hanno alcun interesse nel tutelare la salute del tessuto economico nazionale, il benessere dei lavoratori e le loro famiglie, anzi, l'esatto contrario, perché ciò coincide con il loro massimo guadagno. E, finché tutti gli Italiani non avranno maturato tale convinzione, non ci libereremo mai dalla morsa di quell'arma di distrazione di massa da loro inventata: la crisi economica.

Tags: