Riforma della sanità greca

Da lunedì scorso hanno chiuso i battenti i Poliambulatori Specialistici pubblici greci. Ufficialmente medici e personale parasanitario ivi impiegato sono in attesa del riassetto del sistema di assistenza sanitaria pubblica, ma non è difficile immaginare che la stringente necessità di ridurre la spesa pubblica produca un taglio delle prestazioni mediche erogate, soprattutto nelle zone più periferiche e disagiate dello stato ellenico.

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Quo usque tandem abutere...?

La Sanità Pubblica è un costo vivo e necessariamente lo sarà sempre. Non è possibile che produca utili e neanche che si avvicini a tale obiettivo. Di conseguenza, qualsiasi necessità di limitarne i costi corrisponde limitare le cure ai propri concittadini: sventurato è quel paese che, per racimolare un po' di soldi, li raccatta sulla pelle di è più debole, i malati.
Conclusione del ragionamento, è sbagliata non semplicemente la soluzione del problema, ma il problema stesso. Se la situazione della Grecia è quella che è riportata in questo articolo de La Stampa (uno dei tanti reperibili):
http://www.lastampa.it/2014/02/05/blogs/danni-collaterali/grecia-da-reco..., significa che si sta semplicemente correndo a gran velocità contro un muro. Nessuna persona di qualche razionalità può ammettere che qualche anno di mala gestione di un paese possa portare allo sfacelo ivi descritto. Viceversa, è più che evidente che 3 anni di cosiddette misure di austerità non hanno fatto che peggiorare la situazione. E' fin troppo facile trarne le conseguenze.
E' semplicemente scandaloso che un soggetto politico che sottoscrive la Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo e si propone di attuarla come l'Unione Europea possa rendersi responsabile di questo disastro, e non si indigni e si mobiliti con urgenza per alleviare ed estinguere le sofferenze dei cittadini di un suo paese membro, una sua costola.
Ma nessuno sembra accorgersene.