L'Europa reclama sovranità politica

Il Governatore della Banca Centrale Europea Mario Draghi ha dichiarato essere giunto il momento che, se alcuni Paesi dell'Euro Zona si mostrano troppo timidi nell'intraprendere un serio percorso di riforme strutturali, l'Europa deve avere la possibilità di intervenire concretamente per emendarli. In altre parole, di ottenere finalmente potere politico, oltre che economico, sui singoli stati.

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Quando ci sveglieremo?

Le parole di Draghi sono state riportate da tutti i mezzi di comunicazione, ma con una superficialità in linea con i mediocri livelli di informazione erogati su questo argomento. Se l'Europa sta integrandosi sempre di più, è più che naturale che una delle più autorevoli personalità delle sue istituzioni sottolinei la necessità di accelerare il processo di centralizzazione politica del continente. Peccato, però, che non si metta mai in luce l'assoluta iniquità dello status quo al quale siamo giunti, con tutta una sequela di rimostranze che permangono senza soluzione: chi ha delegato l'Unione Europea a divenire soggetto politico? Chi autorizza un burocrate economico a mettere il naso su riforme della legislazione lavorativa, dell'assetto industriale, o peggio di quello istituzionale? La risposta è la stessa in tutti i casi e risuona tragicamente inascoltata: nessun cittadino consapevole. Perché il meccanismo subdolo attraverso il quale entità astratte e straniere sono entrate nelle frontiere, nelle piazze e nelle case di tutti gli europei non ha diritto di esistere in paesi realmente civili e democratici. Perché non è tollerabile che tecnocrati di dubbio e talvolta equivoco retroterra culturale, e dalle relazioni professionali assai sospette possano interpolare leggi volute per la tutela della collettività e reclamare tagli ai servizi essenziali, mutilazioni dello stato sociale, smantellamento di diritti sacrosanti acquisiti in nome di fredde nuove regole basate su percentuali, indicatori economici, assurdi codicilli che hanno il solo scopo di nascondere agli occhi dei più il criminoso disegno di cui l'Eurozona ha assunto l'immagine. Non è tollerabile che mercati speculativi di ogni ordine e grado siano nelle condizioni di dettare ai governi agende economiche volte alla tutela dei propri introiti e a danno di intere masse di cittadini. E, soprattutto, non è tollerabile che tutto ciò venga propinato all'opinione pubblica, con un mesto sorriso di circostanza, come una strada dolorosa ma necessaria, perché non è assolutamente vero. Infatti l'economia è prima di tutto una scienza politica, non una scienza esatta: a seconda degli obiettivi, della sensibilità del proponente, si possono intraprendere non una, ma diecimila strade diverse! A noi, invece, da anni raccontano la Politica monetaria ed economica come Pensiero Unico: tutto ciò che non è conforme è follia, assurdità, immoralità. Siamo in recessione da anni, nulla migliora, anzi, l'Italia e l'Europa sprofondano sempre di più nella più nera crisi della loro storia, sorta peraltro in modo improvviso e senza motivi razionali apparenti, eppure ci raccontano che bisogna continuare così, con le medesime misure finora seguite, gli stessi, ormai compromessi uomini al comando, come dire che, se ci troviamo sul ciglio del burrone è dolorosamente necessario saltare giù, e non tornare indietro dalla strada da cui siamo provenuti. Per cui, viene semplicemente da dire: ma quando mai vedremo tutto ciò? Quando ci sveglieremo da questo sonno collettivo?