Terremoto a Pompei

Ha scatenato vivaci polemiche, la scorsa settimana, la decisione da parte dei lavoratori del sito archeologico di Pompei di indire un'assemblea sindacale nell'orario di lavoro, causando, di fatto, la chiusura del sito. I sindacati, tuttavia, respingono le accuse sdegnate piovute da più parti sugli scioperanti, illustrando la situazione difficile e tutt'altro che regolare in cui questi lavoratori si trovano da mesi.

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Stiamo guardando ancora il dito invece della luna

La superficialità con cui vengono riportate e soprattutto deformate certe notizie è pari all'ignoranza del "popolo bue" che beve ogni fandonia, e del tutto funzionale alla sua nullificazione cerebrale. Non è possibile ascoltare denunce indignate e frignanti di chi grida al danno economico ad un paese che è fondato prevelentemente sul turismo, o addirittura all'interruzione del pubblico servizio - che una visita archeologica sia un servizio essenziale è una baggianata che si deve avere la forza di dimostrare, prima di avanzare deliranti proposte di legge. Invece, se si avesse un minimo di raziocinio per leggere un po' oltre la prima riga, ci si rende conto che molti lavoratori di questo settore (e anche di altri, per la verità) sono precarizzati, sottopagati e in numero insufficiente rispetto a quanto sarebbe necessario. Perciò mi chiedo: è più urgente garantire un presente e un futuro sereno a costoro e alle loro famiglie, o svenire di fronte alle meraviglie del tempo che fu?
In generale, mi sembra che sia l'ennesimo capitolo di quel romanzo di sempre più spinta astrazione dalla realtà che stiamo vivendo da qualche anno a questa parte, grazie soprattutto alle poderose performance dei nostri mezzi di comunicazione.