Biografia di un giornalista di insuccesso

Il giornalista d'assalto Paolo Barnard traccia, con una vena di aperta polemica, una biografia che ripercorre i momenti salienti della sua carriera: 30 anni di ostinata direzione contraria, con tante energie quante battaglie perse.

Lingua: 
Italiano

Se questo è un giornalista

La prima cosa che balza agli occhi leggendo questa sequela di disavventure donchisciottesche è come decenni di impegno civile, politico e professionele non siano riuscite a portare a nulla sul piano dei risultati, come amaramente ammesso dall'autore stesso. Ma io mi chiedo piuttosto: è mai possibile che per essere considerati dei veri giornalisti sia necessario presentare l'elenco dei "vaffa" lanciati in carriera? E i giornalisti "giusti", quelli dal sorriso a 32 denti davanti al pubblico che applaude in diretta televisiva cosa ne pensano? Hanno mai saputo che la loro sarebbe una professione a rischio della vita, o almeno del vitalizio? Domanda retorica, visto che la risposta è il livello giornalistico che abbiamo nei nostri mezzi di informazione.

Davvero nessun risultato?

Ho sempre creduto (magari sbagliando) che il ruolo del giornalista sia quello di informare l'opinione pubblica. L'eventuale trasformazione dell'inchiesta giornalistica in procedimento giudiziario (civile o penale che sia) con relativa condanna del presunto malfattore, non contribuisce in alcun modo a determinarne la validità e bontà.

In quest'ottica invito Paolo Barnard a rivedere il proprio giudizio sul lavoro fatto in tutti questi anni: personalmente credo che abbia contribuito, e molto, ad informare i cittadini; ed abbia inoltre dato non pochi grattacapi ai potenti di turno.

Con ciò, e ci tengo a specificarlo, non intendo dire che sottoscrivo tutto ciò che Barnard ha detto o scritto in questi anni, intendo solo esprimere apprezzamento per una voce fuori dal coro che ha contribuito, e contribuisce ancora, allo sviluppo di un dibattito pubblico svincolato da preimposte direttrici di pensiero.