Il Nordafrica è in fiamme. Dalla Tunisia, dalla Libia e da altri paesi subsahariani migliaia di migranti si incamminano fino alle coste del Mediterraneo nella speranza di imbarcarsi e di raggiungere così le coste europee.
Emergenza umanitaria che pone questioni serie all'Italia e all'Europa, ma che non può e non deve essere ignorata: le strutture di accoglienza sono forse insufficienti, ma è doveroso fare tutto ciò che è in nostro potere per accogliere chi chiede aiuto.

L'incendio della rivolta popolare è ormai divampato anche in Libia, dove alle proteste di piazza contro il regime di Muhammar Gheddafi fanno da risposta dure misure di repressione militare. Si segnalano ormai centinaia di vittime civili; nella capitale Tripoli regna il caos. Bengasi, seconda città del paese, sarebbe in mano ai rivoltosi, e interi settori dell'esercito si sarebbero rifiutati di aprire il fuoco sui manifestanti, unendosi alla rivolta.

Dopo le recenti elezioni di metà mandato, Obama deve fare i conti con la pesante sconfitta subita. Dichiarando apertamente: «Ho perso, io sono il primo responsabile della sconfitta» evidenzia un'onestà politica e un rispetto della volontà popolare, espressasi attraverso le urne, sconosciute dalle nostre parti.

La diatriba (per non dire lo scontro) tra Nord e Sud del nostro paese è una di quelle costanti che periodicamente emerge nell'ambito del dibattito socio-politico; movimenti sono stati fondati su questa eterna rivalità, esacerbandola oltremodo.
Angelo Panebianco prova ad analizzarla alla luce della corrente temperie politica.

Quarantadue politici e studiosi hanno lanciato una raccolta firme per richiedere la reintroduzione del voto uninominale nel sistema elettorale. Molte le associazioni ("Libertà e Giustizia", "Valigia Blu" e altre) che hanno immediatamente aderito all'iniziativa.